L’amore è un processo di pensiero? Possiamo pensare all’amore? Possiamo pensare alla persona, o pensare ai ricordi di quella persona, ma questo è amore? Sicuramente, l’amore è una fiamma senza fumo. Il fumo è quello che ci è familiare – il fumo della gelosia, della rabbia, della dipendenza, del definirlo personale o impersonale, il fumo dell’attaccamento. Non abbiamo la fiamma, ma conosciamo bene il fumo; ed è possibile avere quella fiamma solo quando il fumo non c’è. Quindi la nostra preoccupazione non è dell’amore, che sia qualcosa oltre la mente o oltre la sensazione, ma di essere liberi dal fumo: il fumo della gelosia, dell’invidia, del fumo della separazione, del dolore e del dolore. Solo quando il fumo non c’è sapremo quella che è la fiamma. E la fiamma non è né personale né impersonale, né universale né particolare – è solo una fiamma; e c’è la realtà di quella fiamma solo quando la mente, l’intero processo del pensiero, è stato compreso. Quindi, ci può essere amore solo quando il fumo del conflitto di competizione, lotta, invidia, giunge al termine, perché quel processo genera opposizione, in cui c’è paura. Finché c’è paura, non c’è comunione, perché non si può comunicare attraverso il fumo.
Così, è chiaro che l’amore è possibile solo senza fumo; e siccome conosciamo il fumo, entriamo in esso completamente, comprendiamolo appieno, per esserne liberi. Solo allora conosceremo quella fiamma che non è né personale né impersonale e che non ha nome. Non si può dare un nome a ciò che è nuovo. La nostra domanda non è cosa sia l’amore, ma quali sono le cose che impediscono la pienezza di quella fiamma? Non sappiamo amare, sappiamo solo pensare all’amore. Nel processo stesso del pensiero creiamo il fumo del “io” e del “mio”, e in questo siamo presi. Solo quando siamo capaci di liberarci dal processo di pensare all’amore e a tutte le complicazioni che ne derivano, c’è la possibilità di avere quella fiamma.
Krishnamurti a Parigi 1950, Talk 4