Vai al contenuto
Home » Blog » I pensieri e la sofferenza

I pensieri e la sofferenza

  • di

Che giornata uggiosa!

Non ha avuto la decenza di ritelefonarmi.

Mi ha deluso.

Sono queste le piccole storie che raccontiamo a noi stessi e agli altri, spesso sotto forma di la-

mentele. Sono ideate inconsciamente per rafforzare il nostro sempre carente senso di identità attraverso la sensazione di avere ragione e mettendo l’altro o la situazione dalla parte del torto. Avere ragione ci mette in una posizione di superiorità fittizia e così rafforza il nostro falso senso di identità, l’ego. Ciò crea anche una specie di nemico: sì, l’ego ha bisogno di nemici per definire i propri confini, e persino il tempo che fa può servire allo scopo.

Attraverso il giudizio mentale abituale e la contrazione emotiva, hai un rapporto personalizzato e reattivo con le persone e gli eventi della tua vita. Queste sono tutte forme di sofferenza autoinflitta, ma non vengono riconosciute come tali, perché per l’ego sono soddisfacenti. L’ego si rafforza attraverso la reattività e il conflitto.

Sarebbe tutto molto più semplice senza queste storie.

Piove.

Non ha chiamato.

lo c’ero. Lei no.

Sorgono tanta sofferenza, tanta infelicità quando prendi per vero ogni pensiero che si affaccia alla mente. Non sono le situazioni a renderti infelice.

Possono procurarti dolore fisico, ma non ti rendono infelice. Sono i tuoi pensieri a farlo. I tuoi pensieri ti rendono infelice. Le tue interpretazio-ni, le storie che ti racconti ti rendono infelice.

“I pensieri che sto facendo proprio in questo momento mi rendono infelice.” Questa realizzazione interrompe la tua identificazione inconscia con quei pensieri.”

La sofferenza comincia quando definisci o etichetti mentalmente una situazione come brutta o indesiderabile. Non sopporti una situazione e questo risentimento la personalizza e fa emergere un “io” reattivo.

Definire ed etichettare sono azioni abituali, ma questa abitudine può essere interrotta. Inizia a fare pratica

“non definendo” le piccole cose. Se

perdi l’aereo, fai cadere una tazza rompendola o scivoli e cadi nel fango, riesci a trattenerti dal definire l’esperienza come brutta o dolorosa? Riesci ad accettare subito l’essenza di quel momento?

Dire che una cosa è brutta causa una contrazione emotiva dentro di te. Se invece lasci che sia, senza etichettarla, hai subito a disposizione un potere enorme.

La contrazione ti preclude quel potere, il potere della vita stessa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You cannot copy content of this page